La Generative AI affronta sfide legali riguardanti i contenuti protetti da copyright

Nell’ambito di recenti documenti presentati al Parlamento Britannico, OpenAI, l’azienda creatrice di ChatGPT, ha ammesso che i principali modelli di IA si basano pesantemente sull’accesso a libri e articoli protetti da copyright. L’industria dell’IA, valutata in miliardi di dollari, ha a lungo sostenuto che la propria tecnologia generativa impara da questi testi anziché copiarli, rientrando quindi nella dottrina dell’uso equo. Tuttavia, due recenti cause legali intentate da Universal Music Group e The New York Times hanno messo in discussione questa affermazione.

I grandi modelli di linguaggio, come quelli utilizzati in ChatGPT, hanno la capacità di memorizzare porzioni del testo di addestramento e riprodurle textualmente. Ciò solleva preoccupazioni per la violazione del copyright, mettendo a rischio l’argomento dell’uso equo. Le implicazioni sono significative: se le aziende di IA necessitano di compensare gli autori di opere di cui si basano, potrebbe avere un impatto negativo sulla tecnologia e il suo sviluppo.

Il grande fondo di venture capital Andreessen Horowitz, che ha investito considerevolmente nell’IA generativa, riconosce che ciò potrebbe “uccidere o fortemente ostacolare” l’intera tecnologia. Per affrontare il problema, i modelli dovrebbero essere ricostruiti utilizzando fonti aperte o correttamente autorizzate, ciò comporterebbe costi considerevoli e potrebbe portare a modelli meno fluidi. Nonostante le difficoltà, una ricostruzione responsabile potrebbe ristabilire il rapporto tra l’IA generativa e i creatori di contenuti che hanno visto il loro lavoro utilizzato senza autorizzazione.

Questa non è la prima volta che la generative AI affronta battaglie legali. Autori come John Grisham e Sarah Silverman hanno precedentemente intentato cause collettive contro le aziende di IA, sostenendo che l’addestramento dei modelli utilizzando i loro libri costituisca una copia illegale. L’argomento dell’uso equo è stato nel passato un pilastro per l’industria tecnologica di Silicon Valley, consentendo innovazione e nuove tecnologie.

Mentre aziende come OpenAI hanno sostenuto che l’addestramento dei modelli di linguaggio sia un’utilizzo non espressivo, recenti cause legali hanno messo in discussione questa nozione. Sono emersi esempi di modelli che generano lunghi passaggi da materiale protetto da copyright senza attribuzione, evidenziando la necessità di confini più chiari.

Con l’aumentare delle sfide legali, le aziende di IA mirano a affrontare il problema della memorizzazione per mitigare la responsabilità. Ad esempio, OpenAI considera ciò un bug raro e sta lavorando attivamente per eliminarlo. Tuttavia, i ricercatori hanno dimostrato che la memorizzazione avviene in ogni grande modello di linguaggio, suscitando preoccupazioni sull’affidabilità dell’industria sui contenuti protetti da copyright.

Questa riforma legale plasmerà il futuro dell’IA generativa, costringendo le aziende a rivalutare le proprie pratiche e trovare un equilibrio tra innovazione e rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.

The source of the article is from the blog foodnext.nl

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